L'APPROCCIO SEMPLESSO ALL COMPLESSITà DEL CALCIO

SEMPLESSITÀ: AGIRE IN MODO RAPIDO ED EFFICACE DI FRONTE A SITUAZIONI COMPLESSE

SAPER GOVERNARE LE SITUAZIONI NELLE QUALI SONO PRESENTI PIÙ INFORMAZIONI

 

Il gioco del calcio richiede ai giocatori di anticipare lo sviluppo degli eventi e prendere decisioni in tempi brevi. I giocatori devono essere in grado di prevedere subito che cosa accadrà in una particolare zona del campo (anticipazione spaziale dell'evento) e quando l'evento si presenterà (anticipazione temporale). L'azione può così essere organizzata in anticipo e, quindi, svolta al posto e al momento giusto; un difensore, ad esempio, può prevedere le azioni dell'attaccante, dalla lettura dei suoi spostamenti sul terreno di gioco. Combinando queste informazioni con quelle derivanti dalla dislocazione in campo dei compagni di squadra, potrà programmare l'intervento sul portatore di palla ed eseguirlo in modo tempestivo e preciso. Il giocatore dovrà nel contempo tenere sotto controllo continuo i cambiamenti della situazione, per modificare prontamente le proprie scelte o per adattare la posizione quando le circostanze lo richiedono. Le abilità tecniche, la scelta esecutiva, quindi, sono subordinate alle decisioni tattiche e sono adattate in funzione dei continui mutamenti delle situazioni durante lo svolgersi del gioco.

Questo processo formativo non può accadere in tempi brevi nel calcio giovanile, perché il bambino non è in grado di decidere subito che cosa deve fare e come deve comportarsi in campo; ha bisogno di tempo, deve memorizzare le azioni, le varianti.

L'allenatore deve rispettare il ritmo dell'apprendimento dei bambini, non può pretendere prima del tempo determinate azioni o movimenti, deve essere paziente.

Nelle attività open dove l'ambiente è variabile e difficilmente prevedibile, l'atleta deve reagire prontamente ad eventi mutevoli.

Nel calcio, il giocatore deve conformarsi continuamente alle richieste ambientali modificando e adattando il gesto tecnico. La fonte di variabilità maggiore nel gioco deriva dall'avversario che, con le sue azioni, condiziona ampiamente le decisioni e la prestazione; è molto importante proporre situazioni di gioco reali, vere, variando il tempo a disposizione per decidere cosa fare, e quindi, avendo già provato, gli risulterà più agevole fronteggiare le richieste situazionali.

Nelle abilità closed, viceversa, l'ambiente è stabile e prevedibile e l'atleta ha di solito un certo tempo per prepararsi all'azione.

Nel calcio le abilità aperte sono il palleggio, il tiro, il passaggio, il modo di difendere (il giocatore progetta cosa deve e successivamente deve adattare il suo comportamento in relazione a ciò che accade realmente in campo durante il gioco); le abilità chiuse corrispondono, invece, a momenti di gioco specifici e limitati, come ad esempio il calcio di rinvio; in questo caso, e a differenza delle situazioni dinamiche di gioco, il gesto tecnico deve essere riprodotto continuamente per conformarsi ad uno standard ideale.

È importante evidenziare che nel calcio sono dominanti gli open skill, perché le azioni sono costantemente adattate tenendo conto dell'avversario; va anche rilevata la preminenza dei processi decisionali e la loro relativa maggiore importanza rispetto alla qualità dell'esecuzione. Passare la palla al compagno in modo perfetto, controllando l'azione tecnica, è rilevante quanto alla scelta tattica di passare, tirare in porta o continuare l'azione.

La tecnica, inoltre, è subordinata all'efficacia del movimento: è meglio che un passaggio non perfetto arrivi a destinazione, piuttosto che sia eseguito accuratamente ed intercettato dall'avversario.

 PROCESSI DECISIONALI: PENSIERO/AZIONE

 Le informazioni esterne ed interne all'organismo pervengono al Sistema Nervoso Centrale attraverso gli organi di senso. Gli analizzatori importanti per il movimento sono il visivo, l'acustico, il tattile, il cinestesico ed il vestibolare. L'identificazione degli stimoli è un processo attivo di ricerca delle informazioni importanti per l'azione, quali la velocità e la direzione della palla che arriva da un passaggio. All'identificazione degli stimoli sono intrecciati i processi decisionali di scelta della risposta e di programmazione (parametrizzazione) di tale risposta. La selezione della risposta consiste nella scelta del programma motorio adatto per risolvere il compito: in fase di parametrizzazione della risposta sono poi precisati i parametri di forza, rapidità e direzione da applicare al programma selezionato, nonché i distretti muscolari da contrarre. L'analizzatore visivo convoglia più dell'80% delle informazioni esterne; svolge un ruolo fondamentale per il controllo e la coordinazione dei movimenti in quanto fornisce informazioni relative alla propria azione, ai cambiamenti di situazione ed alle relazioni spazio-temporali fra sé e ambiente (compagni, avversari, attrezzi). Nel calcio il giocatore effettua costantemente un monitoraggio visivo, in gran parte inconsapevole, degli spostamenti e delle azioni dell'avversario. Le richieste di rapidità e precisione che caratterizzano il gioco del calcio determinano un "conflitto" semantico-sensomotorio fra il comprendere e l'agire.

Il conflitto è tanto più marcato quanto maggiori sono il numero d'informazioni da elaborare, la difficoltà del compito e le limitazioni temporali. Le informazioni semantiche, in particolare visive, consentono al soggetto di comprendere il significato della situazione e derivano da una ricerca attiva d'informazioni pertinenti sull'ambiente. Attraverso la disamina delle informazioni, il giocatore può rispondere alle seguenti domande: "Cosa?" "Dove?" "Quando?" Quale sarà l'azione dell'avversario? Quali sono le sue intenzioni? Dove e quando si svolgerà l'azione? Che cosa è appropriato fare?

In questo modo si riduce l'incertezza della situazione-problema che si presenta in campo durante il gioco. Le informazioni sensomotorie, importanti per agire, permettono, invece, al giocatore di rispondere alla domanda "Come?" e, quindi, di controllare l'azione ed il suo svolgimento.

Nel calcio sono cruciali gli aspetti decisionali che derivano dalla lettura delle informazioni semantiche. Pertanto, nell'insegnamento andranno privilegiati gli aspetti tattici (si fa per dire, in quanto chiamasi tattica l'insieme delle azioni del giocatore atte a risolvere un problema di gioco), rispetto a quelli tecnici, fin dalle prime fasi dell'apprendimento. Quando il giocatore è posto in condizioni d'incertezza situazionale e scarsa prevedibilità, ovvero in condizioni competitive, lo sguardo si sposta sull'avversario in possesso di palla (è difficile che difenda su di un attaccante non in possesso di palla), per cercare di portargliela via e poi per coglierne precocemente intenzioni e comportamenti.

Esercitazioni ad elevata componente sensomotoria, come potrebbero realizzarsi con gesti tecnici ripetitivi in condizioni standardizzate, sono scarsamente produttive e difficilmente trasferibili alle situazioni di gioco reale. Più facilmente trasferibili sono invece le esercitazioni che partono dal gioco globale, in quanto è privilegiata la raccolta e l'analisi delle azioni semantiche.

PRINCIPI METODOLOGICI SEMPLESSI NELL'INSEGNAMENTO DEL CALCIO

Dalla constatazione che nel calcio le informazioni semantiche (collegate alla tattica) sono prioritarie rispetto a quelle sensomotorie (collegate alla tecnica), derivano importanti indicazioni didattico-metodologiche, fra cui l'impiego di un approccio globale e dinamico d'insegnamento e d'allenamento. Le esercitazioni dovranno variare di livelli di complessità per essere adattate al livello di sviluppo tattico-tecnico del giocatore; tuttavia dovranno essere contraddistinte da prevalenti condizioni di variabilità e incertezza, provocate specialmente dalla presenza dell'avversario. L'esecuzione dinamica della tecnica, condizionata dalla tattica, agisce sviluppando e incrementando abilità plastiche, garantendone la trasferibilità al gioco reale. A livello didattico, situazioni inizialmente di bassa complessità e relativamente prevedibili dovranno poi essere gradualmente sostituite da situazioni sempre più complesse e incerte.

La presentazione di situazioni-gioco con condizioni facilitate, non solo garantiscono acquisizioni trasferibili, ma agiscono rafforzando la motivazione intrinseca.

Nell'evoluzione tecnico-tattica del metodo semplesso , sono identificate tappe gerarchiche relative a situazioni di attacco e di difesa. Nell'attacco, ad esempio, dopo aver superato il problema del controllo della palla, il giocatore comincia a prendere in considerazione la zona del campo più facile per realizzare il tiro, poi l'avversario e, quindi, il compagno. Le alternative decisionali sono molto articolate: nel calcio è possibile tirare, avanzare verso il campo avversario, cercare di "rubare la palla" giocare 1 c 1, passare la palla e aiutare il compagno in difesa. Questi concetti tattici generali possono essere individuati e insegnati per facilitarne la comprensione ed il trasferimento in partita, in quanto l'identificazione di concetti trasferibili agevola le acquisizioni e consente risparmi di tempo.

In effetti c’è complessità quando sono inseparabili le differenti componenti che costituiscono un tutto e quando c’è un tessuto interdipendente, interattivo e inter‐retroattivo fra le parti e il tutto e fra il tutto e le parti.

Un organismo – scrive Berthoz ‐ per risolvere un problema deve essere in grado di percepire, catturare, decidere o agire in molti modi (vicarianza) a seconda del contesto, compensare deficit, affrontare situazioni nuove.

La semplessità è la ricerca di strategie che ci consentono di fronteggiare la complessità tramite principi ed insieme di regole.

E’ l’operazione che compie la nostra mente per rapportarsi alla complessità del reale.

Coniugando esperienza del passato con la predizione del futuro.

 

Sintetizziamo ora una serie di indicazioni didattiche e metodologiche finalizzate allo sviluppo del processo autopoietico:

- Progredire nell'insegnamento, dalla tattica alla tecnica, introducendo via via livelli di complessità sempre più elevati (dall’1vs1+ P, al 10 vs.10+P)

- Aumentare gradualmente l'incertezza delle situazioni di gioco.

- Introdurre handicap esecutivi (ad esempio competere contro una squadra più numerosa, ritardare l'intervento dell'attacco o della difesa, reagire a situazioni di contrattacco improvviso).

- Far identificare al soggetto le informazioni importanti cui rivolgere attenzione.

- Introdurre stimoli distraenti (rumori, segnali, ecc.) cui il soggetto deve imparare a non prestare attenzione.

- Far eseguire gesti o movimenti in condizioni di costrizione temporale (poco tempo a disposizione per concludere a rete).

 - Incrementare le capacità coordinative speciali (trasformazione e adattamento, reazione motoria complessa, orientamento spazio-temporale, combinazione e accoppiamento, equilibrio, differenziazione, ritmitizzazione.

- Variare l'esecuzione tecnica (distanze, traiettorie, direzioni, ecc.).

 - Modificare gli spazi di gioco, velocità esecutive, numero di giocatori, modalità difensive

(individuale, mista, zona totale), numero d'informazioni, tempi decisionali, ruolo dei giocatori, regole di gioco, schemi d'attacco e difesa, scelte d'attacco e difesa, azioni di finta (individuali e collettive). È importante sottolineare che lo sviluppo dei processi mentali richiede un processo di formazione a lungo termine, pianificato e adattato alle esigenze individuali, similmente a quanto si realizza per le capacità condizionali, coordinative, di mobilità articolare, tecniche e tattiche. Un elevato incremento delle capacità cognitive si osserva fra i 10 e i 12 anni (fase sensibile) ed uno sviluppo ulteriore fra i 16 e i 18 anni. La maturazione biologica va integrata con l'allenamento specifico: le richieste, inizialmente minime, andranno sistematicamente aumentate, fino anche a superare le difficoltà che normalmente si presentano in gara.

In quest’ottica perde la sua centralità la seduta tradizionale per schemi rigidi a favore di quella del gioco che promuove e persegue l’azione costruttiva e creativa, intesa come fruizione e decostruzione di esperienze diverse all’interno di un processo ricorsivo e reticolare.

Lo scopo della M.O. è la ricerca di una specificità delle proposte di gioco per consentire al giocatore di agire in modo rapido ed efficace di fronte ai problemi posti dalla complessità del calcio attraverso l’organizzazione dei principi di gioco in categorie di spazio e tempo tenuto conto che la prestazione calcistica e sia individuale che collettiva, e la consapevolezza operativa attraverso l’adozione dei metodi della ricerca-azione e della scoperta guidata.

Costruire il percorso di organizzazione del gioco di squadra attraverso le categorie di spazio e tempo significa mettere al centro del processo dell’allenamento calcistico il giocatore inteso nell’accezione più ampia di “Unità Significativa “, cioè come colui che nella data situazione in maniera efficace ed in piena autonomia si autorganizza attraverso decisioni consapevoli.

Con la M.O. si fa compiere un notevole passo in avanti al concetto di apprendimento, inteso non più come capacità meccanica di assimilazione, memorizzazione e ripetizione ma come un processo personale di costruzione delle conoscenze. Considerato che i principi di gioco non sono compartimenti stagni, ma relazionati tra di loro e che le fasi di gioco si susseguono in maniera dinamica ed interattiva e di tipo non-lineare, gli apprendimenti vanno promossi attraverso reali e fedeli situazioni di gioco in maniera tale da adeguarli ai diversi contesti. Quindi situazioni reali con un approccio specifico, sistemico, attraverso la pedagogia del gioco per educare la creatività del calciatore a trovare risposte efficaci adattandosi al continuo variare delle situazioni particolari.


Per educare il calciatore e la squadra ad agire con efficacia la Metodologia Operativa adotta in maniera ricorsiva e reticolare i seguenti interventi:

- aumento graduale della complessità delle richieste;

- variazione continuo del contesto;

- modifica del concatenamento delle situazioni;

- introduzione di elementi di incertezza.

PRINCIPI METODOLOGICI:

- Interazione (tutti gli aspetti della prestazione individuale e di squadra e del processo)

- Emergenza (qui ed ora)

- Specificità (realtà del gioco)

- Sfondo integratore (contesto operativo: dimensioni spazio, numero giocatori e delle squadre, attività del/degli avversari, numero tocchi, tema tattico)

 - Ricorsività (didattica a spirale)

 - Reticolarità (interrelazione operativa)

- Introiezione gerarchizzata (livelli di complessità)

- Flessibilità.

Quindi, il compito del tecnico è quella di sviluppare un modello di allenamento che abbia l'obiettivo di ricostruire le tematiche della partita, cercando di trasmettere ai giocatori una formazione adeguata e di far si che le sedute consentano di raggiungere ottimi livelli di prestazione.

 

 

 

 

 


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