METODOLOGIA OPERATIVA E FORMAZIONE CALCISTICA
LINEE GUIDA
E PRINCIPI METODOLOGICI
Le nuove generazioni di calciatori
mostrano sempre maggiori carenze che si evidenziano con un impoverimento delle
relative competenze che si manifestano in maniera eclatante specie nel
confronto con altre realtà europee (spagnole, francesi, olandesi).
Analizzando alcune cause di tale
"impoverimento", si possono riscontrare le più evidenti:
-
La esclusiva cultura
della vittoria,
-
La mancanza di occasioni
di gioco nella vita quotidiana, che rende i ragazzi poveri dal punto di vista
dei vissuti motori,
-
La scarsa motivazione
all’impegno sportivo,
-
La diffusa
improvvisazione se non una inadeguata competenza dei tecnici e dei formatori,
-
I minimi investimenti
economici nei settori giovanili.
L’approccio della Metodologia
Operativa nasce per invertire tale situazione.
Chi opera nel settore giovanile deve
avere quale imprescindibile compito quello di gettare le basi sulle quali
costruire il calciatore contemporaneo: agire con profitto in ogni circostanza.
Intanto, occorre tenere a mente che
lavorare da soli non dovrà essere più possibile, anche perché non è conveniente.
Collaborare con i propri colleghi,
interagire con essi, fare sistema, è la strada che dobbiamo seguire, è un
lavoro che “paga” sotto tutti i punti di vista.
Dal punto di vista didattico, specie
nel settore agonistico, la Metodologia Operativa pratica il principio della
continuità educativa, della durata triennale.
In questo modo il giovane
calciatore, potrà acquisire le competenze in modo ottimale, senza dover ogni
volta ripartire da capo o sentirsi accusato di “non aver lavorato a
sufficienza” con l’allenatore dell’anno precedente.
Così come, in ossequio al principio
della personalizzazione, sarà dato spazio ad interventi specifici con giocatori
di diverse età, ma omogenei per ruolo, che presentano spiccate predisposizioni.
Mente,
costrutto emergente dell’attività del cervello
Corpo
situazionale, non posizionale
Calciatore
tutt’uno
No
alla divisione tra capacità coordinative e condizionali
No
al dualismo situazionale/analitico
No
alla separazione tra la dimensione tecnica e tattica
No
alla seduta di allenamento tradizionale
Il
tutto maggiore della somma delle sue parti
Il
metodo del gioco: giocatore, palla, compagni, avversari
Specificità
e personalizzazione
Il processo formativo si basa su un
approccio Complesso – Sistemico che prevede lo sviluppo integrale del
calciatore, inteso come un sistema aperto, autoecocostruito.
Grazie a questa capacità il
calciatore è in grado di apprendere dall’esperienza, acquisire informazioni
dall’ambiente circostante, elaborarle ed infine comportarsi di conseguenza.
I sistemi sono totalità integrate
(Calciatore = unità significativa) le cui caratteristiche non possono essere
ridotte a entità di livello inferiore. (forza, resistenza, tecnica, ecc.)
Questa concezione sistemica prevede:
• Il gioco come realtà indivisibile:
le fasi e le transizioni si possono distinguere, ma mai separare
• Il giocatore è un’unità funzionale.
• La priorità è il gioco e la
possibilità dei giocatori di esprimere se stessi.
• Interazione e funzione al di sopra
del ruolo. A partire dalla descrizione del funzionamento è possibile parlare di
ruoli (compiti), non prima. E’ il funzionamento che stabilisce la specificità
delle funzioni, ciò che le origina e mai viceversa.
• Il contesto determina il valore
del giocatore: quello che facciamo è inseparabile da dove e con chi lo
facciamo.
Occorre saper elaborare spazi di
significato collettivo, collocare una grammatica di gioco a partire dalle sue
relazioni specifiche. Le proposte devono partire dai bisogni del calciatore.
• Messa in discussione ciò che
appare logico; le cose possono essere come pensiamo o tutto il contrario, non
bisogna pensare a processi determinati
• Il giocatore come produttore di conoscenza
e protagonista degli apprendimenti: è il giocatore quello che crea significati.
Il giocatore non è un vaso da
riempire.
Occorre scoprire, rispettare,
rendere visibili e potenziare le proprietà che emergono dall’interazione
intelligente dei giocatori, della squadra con il contesto.
Da questo approccio derivano
indicazioni sui mezzi da adottare nell’allenamento per allenare la sua auto –
strutturazione:
• Proposte didattiche che devono contenere
elementi coordinativi basilari a supporto della tecnica che il calciatore
realizza nella realtà del gioco;
• Proposte condizionali basate sui sistemi
funzionali del calciatore;
• Situazioni simulate contestuali:
giochi relazionali con compagni/avversari/oggetti che prendano in
considerazione la sfera socio – affettiva ed emotiva – volitiva del calciatore.
Lo scopo di questo processo è
l’acquisizione di un complesso di competenze orientate al compito nel rispetto
della logica del gioco.
Con la Metodologia Operativa non si
lavora sul risultato ma sullo stile di gioco, è importante vincere giocando bene,
manifestando in ogni circostanza un comportamento sportivo, cercando di fare
più goal dell’avversario.
LO
STILE DI GIOCO DELLA METODOLOGIA OPERATIVA
-
Offensivo e tecnico;
-
Di profondità;
-
Di dominio;
-
Collettivo/individuale;
-
Essere padroni del campo, della
palla;
-
Cercare di giocare sempre la palla;
-
Far partecipare tutti alla
costruzione del gioco
-
Fare goal;
Saper
giocare con il tempo nello spazio agendo individualmente e collettivamente a
seconda della situazione.
Percepire,
scegliere, decidere in corsa d’azione
Pertanto, tutte le proposte:
-
Devono
essere generatrici di competenze.
-
Devono
presentare difficoltà crescenti, a complessità variabile.
-
Devono
essere significative
-
Devono
stimolare a prendere decisioni in autonomia: porre problemi non soluzioni
-
Devono
sollecitare al massimo la catena Percezione - Decisione- Esecuzione,
-
Devono
essere realistiche, costruttrici di esperienze autentiche.
-
Devono sollecitare la memoria inconscia con la
ripetizione costante e continua, acquisendo così sicurezza esecutiva.
-
Devono presentare sempre elementi di incertezza.
-
Devono tenere sempre in conto la logica del gioco, inserire sempre porte
che abituino il giocatore al gioco di difesa e di attacco.
-
Non devono scomporre le fasi del gioco.
-
Valutare
correttamente parabole e distanze
Muoversi
nello spazio rispettando i compagni e i loro movimenti
Saper
eseguire i gesti tecnici specifici della seduta
Conoscere il
regolamento di gioco
Riconoscere
e risolvere le situazioni di gioco
Organizzare
e gestire il gioco di squadra
Sapersi
comportare in maniera corretta durante lo svolgimento delle diverse attività
Saper competere nel rispetto di
compagni e avversari.
L’educazione motoria,
prevalentemente quella coordinativa, dovrà essere fatta sempre in forma
specifica, utilizzando movimenti e condotte funzionali al gioco.
Tutte le squadre utilizzeranno il
medesimo sistema base, l’1- 4-3-3 e come variante l’1-3-4-3 più offensivo.
Le abilità e le competenze su cui si
lavorerà saranno:
A livello offensivo: smarcamento,
scelta della linea e dell’angolo di passaggio (sui piedi, rasoterra, cambio di
gioco);
A livello difensivo: marcatura,
copertura, anticipo e pressione.
Ogni unità formativa (settimana di
allenamento) prevede lo sviluppo di competenze in interazione sistemica
(offensiva e difensiva).
Passaggio e controllo sono gli
aspetti tecnici più importanti nello sviluppo del nostro stile di gioco basato
sulla gestione della palla e sui ritmi di gioco. La palla dovrà essere
costantemente presente durante l’allenamento.
Con
i Piccoli Amici si parla di educazione motoria la
cui finalità è fornire gli strumenti per muoversi e giocare. Il mezzo di
allenamento principe è il gioco con l’intento di educare le condotte motorie
primarie.
Con
i Pulcini l’attività ludica deve avere un
ruolo preponderante: il calcio è ancora un gioco individuale, la massima
esigenza per un Pulcino è quella di avere un pallone per sé (dominio della
palla), portarlo dove vuole (guida della palla), scartare l’avversario
(dribbling), allo scopo di fare goal (tiro in porta).
Il mezzo di allenamento da
privilegiare è l’1>1 in tutte le sue forme, durante il quale si allenerà
anche la fase difensiva e la capacità di marcare il portatore di palla (p.p.).
Con
gli Esordienti si parla di avviamento al calcio
che mette in guardia dalla “tentazione” di ogni mister, di proporre la
specializzazione in ruoli e sistemi di gioco, anticipando le tappe della
formazione. Da questa età in avanti (raggiunto anche un certo grado di maturità
mentale e superato l’egocentrismo infantile), i ragazzi sono pronti per capire
che il calcio è un gioco di squadra nel quale è fondamentale collaborare.
Ecco dunque il primo percorso
didattico: se in fase offensiva si passano la palla, in fase difensiva dovranno
imparare ad intercettarla, anticipando ed occupando con tempestività le linee
di passaggio.
Il secondo percorso didattico
prevede che a partire dallo stop si arrivi a difendere la palla sulla pressione
dell’avversario, che marcando il p.p. da dietro cercherà di conquistarla. Le
situazioni in superiorità numerica hanno lo scopo di favorire la fase offensiva
dando più tempo e spazio agli attaccanti.
E’
con i Giovanissimi che si comincerà a parlare di
inizio della specializzazione (l’iniziazione ai ruoli più adatti alle
caratteristiche dei giocatori), educando a comprendere ed utilizzare sistemi e
strategie. La parte preponderante del primo percorso è riservata allo
smarcamento, essenza del gioco offensivo senza palla e alla marcatura
dell’attaccante senza palla (appoggio o sostegno).
Il secondo percorso, a partire dal
calciare, prenderà in considerazione il cross (passaggio dalle fasce verso il
centro), per favorire il colpo di testa dell’attaccante e di conseguenza
l’intervento difensivo del rispettivo marcatore (duello aereo).
UNITÀ FORMATIVE
Dalla categoria mini giovanissimi
alla categoria allievi l’unità formativa (ciclo settimanale) prevede lo
sviluppo del medesimo traguardo motorio, tecnico, di gioco offensivo e
difensivo.
La struttura della ESPERIENZA
SITUATA DI APPRENDIMENTO è composta da cinque fasi:
1.Attivazione: mai effettuata a secco né in forma tradizionale. Si
lavorerà sempre con la palla mediante combinazioni di gesti tecnici
2. Prima fase: giochi semplessi.
3. Seconda fase: competenza tattica individuale.
4. Terza fase: competenza tattica collettiva, minipartite a tre
squadre – tipo tornei, partite jolly che in allenamento giocano sempre con la
squadra in possesso di palla), partite a tema (con riferimento agli obiettivi
della sessione).
5. Quarta fase: partita 11 vs.11
6. Quinta fase: riflessioni comuni.
INDICAZIONI METODOLOGICHE
Il carico cognitivo deve essere organizzato
in tre momenti acquisitivi di 15’ e due intervalli di gioco libero di 10’.
Nel primo input si presenta la
situazione problema fornendo poche ed essenziali informazioni.
I ragazzi suddivisi in piccoli
gruppi di 4 giocatori, si esercitano in ambienti di apprendimento contestuali.
Nel secondo input il tecnico
ripropone il contenuto della prima sessione con gruppi di 8 componenti
utilizzando la metodologia della scoperta guidata al fine di consentire agli
allievi di avvicinarsi alla soluzione della situazione problema.
Nel terzo input si ripropone il tema
della prima sessione in una situazione complessa di gara a squadre
contrapposte: i ragazzi saranno chiamati a dimostrare di avere appreso le conoscenze
e le abilità applicandole nel contesto del gioco vero e proprio.
Il tecnico in questa fase avrà modo
di verificare i livelli di competenza individuali.
LA FORMAZIONE DELLA PERSONA
La mission della Metodologia
Operativa è quello di formare “buone” persone.
Un’attenzione maniacale sarà data
all'educazione, all’osservanza delle regole e dei valori sportivi, e grande
importanza sarà data al rendimento scolastico.
L'unico modo attraverso il quale i
giocatori della Metodologia Operativa devono distinguersi è legato all'abilità
sportiva e alla pratica del fair-play.
L’equipe di allenatori potrebbe
scegliere di sviluppare nei Piccoli
Amici la percezione, la conoscenza di sé e la creatività, assecondando le
naturali caratteristiche di questa età.
Con
i Pulcini si può perseguire la capacità di
concentrarsi e stare attenti.
Agli
Esordienti si può allenare le capacità di
osservare e comprendere (preliminari al pensiero tattico). Gli obiettivi
riferiti agli esordienti riguardano la capacità di analisi e sintesi, di
risolvere i problemi (scelta) e di autovalutarsi.
Programmare lo sviluppo delle
capacità emotivo-affettive, invece, consente di mettere nelle condizioni il
giovane di apprendere al meglio il gioco del calcio.
Ai
più piccoli è necessario proporre attività
giocose per appassionarli all’attività motoria. Bisogna poi creare le
condizioni che permettano a tutti di provare gratificazione e successo
(riuscita), dovuto al miglioramento delle proprie prestazioni individuali
(rispetto al livello di partenza). L’acquisizione e il rinforzo dell’autostima
andranno di pari passo alla riuscita nelle attività che l’allenatore proporrà.
è importante imparare a gestire le emozioni per non incorrere in errori e/o
comportamenti istintivi che non portano nulla di buono alla squadra.
La capacità di diventare autonomi
nelle scelte di gioco rappresenta l’obiettivo finale dello sviluppo di queste
capacità. Riguardo alle capacità sociali, il rispetto delle regole, degli
altri, la capacità di collaborare e cooperare sono alla base del calcio,
essendo questo un gioco di squadra. Il calciatore che non riesce a raggiungere
questi obiettivi avrà scarse capacità di apprendere in modo ottimale questo
gioco. Per quanto riguarda, infine, gli
stili di vita da atleta, adottare uno stile sano (alimentazione, movimento,
riposo) dovrebbe rientrare nella mentalità sia degli adulti, sia dei giovani
calciatori. Una vita poco sana può inficiare tutti gli sforzi che si fanno in
allenamento.
Giocare quotidianamente all’aria
aperta e limitare i passatempi sedentari dovrebbero rappresentare le condotte
prioritarie dei giovani atleti. La richiesta di impegnarsi seriamente nello
studio, per potersi realizzare culturalmente, professionalmente e non solo dal
punto di vista sportivo, completa un’attenta programmazione educativa.
UN ESEMPIO DI ESPERIENZA DI
APPRENDIMENTO SITUATO
FASE PROATTIVA
Progettazione dell’Unità Formativa
di Apprendimento:
-
Traguardo motorio,
tecnico, tattico, relazionale e sociale
ORGANIZZAZIONE
OPERATIVA Piccoli amici |
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Zona franca |
Zona franca |
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AMBIENTI DI APPRENDIMENTO |
Presentazione dell’attività
• Il formatore illustra in maniera chiara e semplice l’obiettivo della
Esperienza situata di apprendimento
-
Motivazione, interesse, partecipazione
Gioco iniziale
• Attivazione globale. Deve prevedere un gioco semplice e preferibilmente
noto ai ragazzi.
Tutti
assieme
-
Libera sperimentazione
Individualizzazione e Personalizzazione
•Abilità
tecniche. Il fondamentale è presentato sempre applicato al gioco.
Individualmente,
a coppie ecc.
-
Approfondimento, recupero, potenziamento
Situazione di gioco
• Competenze tattiche individuali e collettive sollecitate sempre in
maniera dialogica e specifica.
3x1;2vs1,1vs.1;2vs.2
-
Scoperta guidata
Gioco semplesso
• Gioco a gruppi o a squadre contrapposte in ambienti di apprendimento
situati in cui è presentato un problema da affrontare e risolvere
Ricerca - azione
Gioco finale
• Partita libera in cui si realizzano le varie situazioni precedentemente
trattate e dove il singolo, il gruppo e la squadra risolvono in maniera non
direttiva le situazioni problema che via via si presentano
-
Libera sperimentazione
Debriefing
• Valutazione generale e particolare
-
Riflessione sull’agito
SVILUPPO DELL’ESPERIENZA DI
APPRENDIMENTO SITUATO
• Palla capitano con zona franca: 5 x 2’
• Palla capitano a tutto campo 5 x 1’
• Passaggio, ricezione e giocare sul terzo uomo 4’
• Passaggio - pressione ed uno/due 4’
• Nei due ambienti di apprendimento, gruppi di 10 giocatori,
si alternano:
• 4 vs. 4 + 2 jolly a 4 miniporte 10’ ogni 2’ si cambia jolly
•
4vs. 4 +2
jolly con 2 P. 10’ ( idem )
• 10 VS.10 con 2 P. 20’
IL REFERENTE METODOLOGICO
Prof. Raffaele Di Pasquale
Allenatore UEFAPRO
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