SEMPLESSITÀ: APPRENDERE PER AGIRE Quali situazioni organizzare per sviluppare le competenze tecnicotattiche?
SEMPLESSITÀ: APPRENDERE PER AGIRE
Quali situazioni organizzare
per favorire l'apprendimento tecnicotattico?
Il campo ambiente formativo di
apprendimento: PENSIERO/AZIONE/RIFLESSIONE
Per noi l'ambiente di
apprendimento è un contesto di attività strutturate
"intenzionalmente" predisposto dall'allenatore, in cui si organizza
l'insegnamento affinché il processo di apprendimento che si intende promuovere
avvenga secondo le modalità attese: ambiente, perciò, come "spazio d'azione"
creato per stimolare e sostenere la costruzione di conoscenze, abilità,
motivazioni, atteggiamenti. In tale "spazio d'azione" si verificano interazioni
e scambi tra i calciatori, oggetti del sapere e tecnici, sulla base di scopi e
interessi comuni, dove tutti e ciascuno hanno modo di fare esperienze
significative, non solo dal punto di vista tecnicotattico ma anche sul piano
cognitivo, affettivo/emotivo, interpersonale/sociale
Premessa
Perché molti dei nostri calciatori
padroneggiano numerose tecniche relative al gioco, ne apprendono con facilità
di nuove, ma non riescono a risolvere in maniera efficace un problema di natura
tattica? Che cosa rende certe informazioni interessanti per un calciatore e
addirittura noiose per un altro? Perché apprendiamo di più e meglio con un
allenatore piuttosto che con un altro? Come mai in alcuni momenti del percorso
calcistico e in determinate stagioni sportive scopriamo un’inclinazione che
prima non avevamo immaginato?
Non vi sono risposte univoche a queste
domande: l’apprendimento è un processo complesso e composito, in cui entrano
dinamicamente in gioco fattori diversi, che possiamo sinteticamente elencare:
L’ apprendimento è una modificazione
(cognitiva, emotiva, operativa…) dell’individuo, dovuta all’esperienza e all’
interazione attiva del soggetto con la realtà esterna. Concerne la vita, prima
e oltre che la scuola E’ processo:
♦ che si differenzia da individuo a
individuo
♦ dinamico, non lineare, interattivo che,
nell’ambito di un contesto sociale, costruisce reti di significati condivisi
♦ complesso e composito: - vi entrano in
gioco, oltre ai fattori cognitivi, anche quei fattori sociali e relazionali,
emotivi, affettivi e motivazionali che sono implicati nella formazione della
personalità.
Essi influenzano l’apprendimento e pertanto
è necessario che gli allenatori li conoscano, sappiano rapportarvisi e che, nel
progettare il lavoro, si confrontino anche su di essi - non è un “atto unico e
indistinto” e non lo è anche volessimo limitarci a considerare il solo piano
cognitivo, sul quale va comunque analizzato come un processo articolato in
diversi sottoprocessi, tra loro interrelati
LE
MATRICI PSICOPEDAGOGICHE DELL’APPRENDIMENTO SEMPLESSO, L’INTEGRAZIONE DI PIÙ
APPORTI TEORICI:
La concezione enattiva di apprendimento,
cui abbiamo fatto riferimento in altri articoli a cominciare da un capitolo
della tesi di fine corso UEFAPRO, non si può definire in relazione ad un’unica
prospettiva teorica, ma si articola grazie al contributo di numerosi apporti di
carattere psicopedagogico, considerati in relazione tra loro e in prospettiva
sistemica.
Per sostenere la disponibilità al compito
dei calciatori e per promuoverne il successo formativo, gli allenatori devono
conoscere, porre tra loro in relazione e far “lavorare insieme” efficacemente
modi diversi di apprendere, modi diversi di insegnare, modelli organizzativi,
in una continua triangolazione.
Il principio metodologico sotteso è quello
di triangolazione, tipico delle metodologie qualitative, per il quale la
rilevazione di una realtà complessa richiede l’attivazione e il confronto di
più livelli di osservazione per consentire una ricostruzione articolata e
pluriprospettica dell’oggetto di analisi.
Non è sufficiente un unico punto di vista
per comprendere il nostro oggetto di analisi, occorre osservarlo da molteplici
prospettive e tentare di comprenderne l’essenza attraverso il confronto tra i
diversi sguardi che esercitiamo, la ricerca delle analogie e delle discordanze
che li contraddistinguono.
Nell’economia di questo contributo ci
occuperemo esclusivamente del setting formativo come l’insieme delle variabili
che definiscono il contesto entro cui si svolge la relazione didattica.
Ovviamente i fattori che definiscono il contesto formativo sono innumerevoli,
vorremmo provare ad individuare i più significativi in relazione allo
svolgimento dell’azione didattica:
· Lo spazio, come contenitore fisico e
materiale entro cui si realizza l’esperienza calcistica.
Entrando in campo, il modo in cui è
organizzato lo spazio, la disposizione delle porte, l’uso di attrezzi, la
posizione dell’allenatore sono elementi che ci veicolano immediatamente un
certo modo di pensare l’insegnamento e una determinata cultura didattica; si
tratta quindi di elementi che condizionano l’azione didattica e la stessa
relazione educativa che si esercita in quel determinato spazio;
· Il tempo, come struttura temporale entro
cui viene agita l’azione di insegnamento. La suddivisione della seduta
formativa in periodi temporali più distesi, la distribuzione del lavoro
nell’arco della seduta, l’alternanza delle diverse attività, l’organizzazione
del ciclo settimanale sono tutti elementi che influenzano le modalità del
lavoro didattico e che veicolano significati educativi ai diversi attori
coinvolti nella relazione formativa;
· Le regole, come insieme di norme
implicite ed esplicite che regolamentano la vita della squadra e lo svolgimento
dell’azione didattica. Come ogni gruppo sociale anche la squadra deve darsi un
sistema di regole per il suo funzionamento, molte sono determinate dall’organizzazione
societaria più complessiva (e richiamano, quindi, il meso-contesto), altre sono
definite nello spogliatoio e riguardano le modalità di relazione, l’uso dello
spazio e dei materiali, le modalità di spostamento e i movimenti, i ruoli e i
compiti, etc.;
· Gli attori, come insieme dei soggetti
coinvolti nella relazione didattica. Quella che abbiamo finora chiamato
relazione allenatore-allievi può assumere diverse fisionomie sia in relazione
alla presenza di uno o più soggetti, presenza di collabori tecnici, sia in
relazione ai calciatori (attività individuale, raggruppamento in piccoli
gruppi, gestione del gruppo intero, etc.), sia in relazione ad altre figure
presenti (medico, dirigenti, personale sanitario, etc.);
· I canali comunicativi, come medium
attraverso cui avviene la relazione didattica.
Devono essere usate tutte le forme di interazione
giocate sull’uso del codice orale con il codice scritto (cartelloni, parole
chiave, …), con il codice visivo (immagini, slide, filmati, …), con altri
codici (mimico- gestuale, …).
Essendo convinti che in una società interconnessa come la
nostra riteniamo che anche l’esperienza calcistica si realizzi in una
molteplicità di contesti: parliamo infatti di contesti formali, ossia
di contesti di educazione istituzionalizzati (società sportiva di appartenenza);
contesti educativi non formali” (colleghi, gruppi di lavoro,
oratorio, etc.); contesti educativi informali: dalla piazza
(reale o virtuale), al cinema, alla tv, ai giornali etc
Ebbene, questi tre canali educativi, secondo Franco
Frabboni, costituiscono un triangolo che ha il limite che non comunicano fra di
loro, creando spesso un sistema conflittuale.
Al contrario, l’idea (forse utopica) di sistema educativo
integrato esprime, già nella sua denominazione, un differente auspicio:
l’attuazione di un modello formativo caratterizzato dall’integrazione e dal
raccordo in un processo di costante interazione tali da poter essere portati
avanti grazie ad un’azione sinergica tenendo conto che l’ambiente e il
territorio tutto contribuiscono alla formazione, secondo F. Frabboni, di una
“aula didattica decentrata”, che offre una vasta gamma di possibilità
formative.
D’altro canto, qualsiasi territorio, anche il più
sfavorito sul piano economico, culturale, sociale, può diventare risorsa
educativa. Questo è possibile quando un progetto di formazione parte dai bisogni
della comunità, li recepisce per quelli che sono e li utilizza per realizzare
obiettivi di cambiamento.
Per concludere, l’allenatore/regista, per progettare e gestire
adeguatamente l'ambiente di apprendimento, dovrebbe prestare attenzione ad
alcuni elementi fondamentali:
1. un regista sceglie innanzi tutto il luogo in
cui rappresentare il copione prescelto. Analogamente, l'allenatore ha il
compito di identificare e allestire un luogo adeguato a svolgere le attività
didattiche in base all’obiettivo che intende realizzare
2. Individuato il luogo, il regista sceglie
lo sfondo da collocare sulla scena. Per l'allenatore, lo
"sfondo" da creare per l'esperienza di apprendimento consiste
nell'atmosfera adeguata, e cioè nel giusto clima. In tal senso il clima di
lavoro più efficace appare essere quello basato su reciprocità, collaborazione
e responsabilità individuale. Un clima socio emotivo positivo che favorisca la
comunicazione e l'interazione fra pari in attività cooperative
3. Nella scena teatrale si collocano le necessarie impalcature; sul campo, l’allenatore decide le metodologie, i tempi e le modalità di lavoro, le forme di organizzazione, i tipi di raggruppamento dei calciatori, ecc
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