SEMPLESSITA' E CALCIO: COME INTERPRETARE E GOVERNARE I LIVELLI DI COMPLESSITA' CHE LE RELAZIONI SISTEMICHE FANNO EMERGERE
SEMPLESSITÀ E CALCIO
AGIRE IN MODO RAPIDO ED EFFICACE DI FRONTE
A SITUAZIONI COMPLESSE
Competenza
generativa: apprendimento costruttivo, autoregolato, situato e collaborativo
(CASC)
•
ADATTANDO LE INFORMAZIONI
PERTINENTI IN FUNZIONE DEGLI SCOPI, DEI DESIDERI, DELLE CREDENZE DI CIASCUNO DI
NOI IN OGNI ISTANTE
•
ANTICIPANDO E PREVEDENDO
•
INCLUDENDO L’IMPREVISTO
•
FACENDO EMERGERE ORDINE
DAL DISORDINE
•
ORGANISMO AUTOPOIETICO IN
TRANSIZIONE ADATTIVA CON L’AMBIENTE
•
GENERATORE DI UN SAPER
AGIRE PIUTTOSTO CHE DI UN SAPER FARE ESECUTIVO
La
via per progettare, realizzare e governare un ambiente di apprendimento
stimolante, capace di migliorare la “ METIS “ dei CALCIATORI: intuizione,
sagacia, previsione, elasticità mentale
Spesso,
invece, l’insegnamento nei vari campi spegne il libero esercizio proprio di
quelle facoltà insite nell’infanzia e nell’adolescenza, come la curiosità e
l’attitudine indagatrice (Morin, 2000).
Si
deve perciò puntare ad un processo di allenamento che faccia convergere tutto,
verso un pensiero sistemico e un’educazione alla complessità incentrata sul
dialogo come riconoscimento della problematicità antagonistica del reale; sul
pensiero strategico come competenza di riconoscere le caratteristiche
contestuali specifiche e costruire ipotesi d’azione; sull’iniziativa
responsabile dei giocatori/persone come agenti epistemici e trasformativi del
reale; sulla capacità di governare il sistema con le relazioni che propone nel
qui ed ora.
I giovanissimi, sono naturalmente molto disponibili alla logica reticolare, in
quanto la loro mente, diversamente da quella dell’adulto colto, non è ancora
completamente e compiutamente “testualizzata” (Maragliano, 2000).
Occorre, perciò, puntare alla costruzione di un pensiero che interconnette,
capace di trasformare le informazioni in conoscenza e di opporre ad una
causalità unilineare e unidirezionale una causalità circolare e
multireferenziale; in tali modalità di pensiero complesso, la logica classica
viene sostituita da una di tipo dialogico, capace di concepire nozioni
complementari e antagoniste (Morin, 2000).
Morin individua ed indica sette principi fondamentali che vanno a
caratterizzare il pensiero che interconnette, quali, il principio sistemico ed
organizzazionale, quello ologrammatico, il principio dell’anello retroattivo,
dell’anello ricorsivo, dell’autonomia/dipendenza, quello dialogico e, infine,
il principio della reintegrazione del soggetto conoscente nel processo di
apprendimento.
Vediamoli
brevemente:
1) Il principio sistemico ed Organizzazionale: ossia la capacità di legare le
parti al tutto (tendendo sempre presente che il tutto è più ma anche meno della
somma delle parti);
2) il principio Ologrammatico: il paradosso della complessità per cui il tutto
è inscritto in ogni singola parte (la squadra nell’individuo, l’individuale
nella squadra);
3) dell’anello Retroattivo: contro la logica della causalità lineare, ogni
causa è anche effetto e viceversa;
4) dell’anello Ricorsivo: gli uomini producono la società mediante le loro
interazioni, ma la società in quanto globalità emergente produce l’umanità di
questi individui portando loro il linguaggio e la cultura;
5) dell’Autonomia/Dipendenza, gli esseri umani sviluppano la propria autonomia
dipendendo dalla cultura;
6) Dialogico: l’unione di principi che a prima vista paiono elidersi a vicenda,
o essere in completa antitesi: vita/morte; ordine/disordine ecc.; fasi di gioco
7) della Reintegrazione del soggetto conoscente in ogni processo di conoscenza:
ogni conoscenza è una ricostruzione, una traduzione da parte di una
mente/cervello in una data cultura e in un dato tempo (Ivi).
Tra questi, quello che forse maggiormente si ricollega al discorso sulla
COMPETENZA GENERATIVA è l’ultimo, vale a dire il principio della reintegrazione
del soggetto conoscente in ogni processo di conoscenza. Difatti, la strutturazione
stessa della conoscenza prevede la partecipazione attiva del fruitore. Pertanto,
utilizzato in ambito calcistico, esso potrebbe condurre proprio a quella
reintegrazione, auspicata da Edgar Morin, del soggetto conoscente nel processo
apprenditivo.
A partire da tali concetti Moriniani, Giuseppe Annacontini, indicano come obiettivo
e meta fondamentale di un’educazione rinnovata, la formazione di un pensiero
che proprio attraverso la pratica dell’ “interconnessione”,
diviene interrogante, multidimensionale, frammentario, ma sempre fondamentale e
globale.
a.
Un
pensiero interrogante, perché l’interrogazione è una caratteristica
fondamentale della relazione uomo-mondo (come anche la curiosità).
b.
Un
pensiero multidimensionale, perché in ogni sistema convergono tante dimensioni
e, dunque, tanti piani interpretativi diversi.
c.
Un
pensiero frammentario, perché le logiche locali sono basilari: la conoscenza
del tutto è illusoria senza la conoscenza delle parti e viceversa.
d.
Un
pensiero fondamentale e globale, perché il progredire dell’identificazione dei
vincoli e delle emergenze locali richiede sempre un continuo slittamento, che a
partire dalla parte tende inesorabilmente al tutto (Annacontini, 2008, pp.
173-175)
Le tappe del Pensiero Semplesso
Percezione: la percezione ha
l’obiettivo di cogliere le opportunità in situazioni apparentemente tranquille
e di evidenziare i problemi prima che producano effetti negativi.
Progettazione: ha lo scopo di
trovare soluzioni pertinenti, partendo dagli aspetti del problema individuati
nella fase di analisi. L'obiettivo è di elaborare rapidamente tante idee
originali, bizzarre o realistiche senza alcuna censura.
Selezione: il momento della
selezione consente la scelta, tra tutte le idee prodotte, di quelle che meglio
rispondono agli obiettivi definiti in sede di analisi, senza penalizzare l'originalità
che "disturba". E' opportuno valutare in base a criteri di efficacia,
razionalmente, ma con una visione prospettica.
Applicazione: E' il momento in
cui si materializza la scelta
In
tale processo l’allenatore assume il ruolo di ‘facilitatore’: facilita il
dialogo, non lo guida, ma lo accompagna. Egli non solo non può e non deve avere
risposte preconfezionate, al contrario sperimenta il bisogno di avviare un
processo di progressiva chiarificazione concettuale e terminologica affinché la
ricerca possa dare i suoi frutti. Come direbbe Bruner deve svolgere una
funzione di scaffolding; deve garantire una partecipazione democratica,
rispettosa del contributo di tutti e di ciascuno, così come deve far sì che ad
ognuno siano offerte pari opportunità di espressione e di argomentazione. La
procedura è dialettica. I giudizi specifici sono modellati sulle
generalizzazioni comunemente accettate e le generalizzazioni sono modellate sui
giudizi specifici. Lo scopo è quello di ottenere un sistema di pensiero contraddistinto
da un equilibrio riflessivo, da cognizione condivisa, inclusione,
partecipazione, relazioni faccia a faccia, ricerca del significato, sentimenti
di solidarietà sociale, deliberazione, imparzialità, modelli.
In
questo processo il rapporto educativo si dimentica delle relazioni di potere su
cui è normalmente costruito, ogni membro del gruppo si sente incoraggiato,
stimolato a fronteggiare attivamente le difficoltà che si presentano per
poterle superare, a tener conto del particolare contesto, assumendo decisioni appropriate
al progetto di gioco
In
questo modo si influisce sulla componente emotivo-affettiva, sulla stima di sé
in quanto ognuno di noi ha bisogno di essere visto ed ascoltato, di sentirsi
considerato dagli altri.
UNA PROPOSTA FORMATIVA SEMPLESSA
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